Sono
nato a Pola il 15 giugno 1933 a mezzogiorno in punto da Romeo Endrigo
e da Claudia Smareglia.
Pola era il capoluogo dell’Istria: nel 1947 è stata
assegnata alla Jugoslavia e adesso è in Croazia.
Mio padre Romeo era figlio di uno scalpellino che aveva la sua baracca
di lavoro proprio davanti al cimitero. Mio padre, assolutamente
autodidatta, si dedicava anche alla pittura e divenne uno scultore
molto conosciuto a Pola. Al cimitero di Pola ci sono molte sue sculture
e bassorilievi in marmo. Le ho riviste nel 1963, passando per Pola,
mentre mi recavo in vacanza con mia moglie a Lussinpiccolo (oggi
Malilosini), dove da ragazzino ero stato ospite di mio zio. Negli
uffici comunali della mia città natale e nella provincia
c’erano le riproduzioni in gesso dei busti di Mussolini e
di Vittorio Emanuele III scolpiti originariamente in marmo da mio
padre. Inoltre era anche tenore (autodidatta): cantò dal
1922 al 1924 e con grande successo. In quegli anni si esibì
al Teatro Dal Verme di Milano ne La Bohème
e nella Madama Butterfly. La Scala era chiusa a
causa dei bombardamenti della prima guerra mondiale, quindi il Dal
Verme era il primo teatro di Milano. Mio nonno mi aveva dato un
quaderno con tutti gli articoli di giornale riguardanti l’attività
di mio padre come tenore. Purtroppo nei miei trasferimenti di città
in città, negli anni ’50 l’ho perso. Ma un particolare
lo ricordo ancora. Diceva, più o meno, che finalmente c’era
un tenore che non esagerava con gli “ooooooh” e gli
“aaaaaah”… Credo che quell’articolo abbia
avuto una grande influenza su di me. Non ho mai amato i gigioni
e il “birignao”.
Devo dire però che praticamente io non ho potuto conoscere
mio padre, perché dai tre ai sei anni fui ospite dei miei
zii a Trieste, e lui morì nel 1939 quando io avevo sei anni.
La mia vocazione di cantante la scoprii a circa dieci anni. Io abitavo
con mia madre in una soffitta al quarto piano; sotto casa nostra
c’era un’osteria ed ogni tanto lei mi incaricava di
andarvi a comprare un po’ di vino. Il padrone dell’osteria
era soprannominato Bepi Mustaccia perché aveva due grandi
baffi alla Francesco Giuseppe. A mezzogiorno c’erano operai
e manovali che mangiavano salumi avvolti nella carta oleata ed il
Mustaccia, per intrattenerli, mi sollevava di peso, mi metteva in
piedi su un tavolo ed io cantavo La Donna È Mobile.
Quando finivo di cantare tra gli applausi il padrone mi regalava
un paio di lire. A me sembravano proprio tante perché allora
si andava al cinema con …settanta centesimi.
Tra i miei interessi c’era anche la lettura. Da bambino leggevo
“Il Corriere dei Piccoli”. A otto o nove anni ho cominciato
a leggere Salgari. Mia madre andava a letto molto presto perché
lavorava la mattina. Ed io, con il lume a petrolio, facevo mezzanotte
Avevo una piccola collezione di francobolli regalatimi da uno zio.
La diedi al maresciallo per il quale lavorava mia madre ed in cambio
lui mi diede i soldi necessari per comprarmi una chitarra. È
successo a Venezia ed avevo 14 anni. Stavo
partendo per andare a passare tre anni in un collegio per profughi
giuliani e dalmati a Brindisi (nel 1947 la regione dell’Istria
è stata riconosciuta alla Jugoslavia e tutti gli italiani
lì residenti furono costretti ad espatriare).
Perché ho scelto la chitarra? Mia madre non aveva certo i
soldi per farmi studiare il pianoforte e poi la chitarra è
facile, fa “strimpellare”, costa poco, è facile
da trasportare ed è adatta per accompagnare la propria voce…
Qualche anno prima volevo studiare il violino. Purtroppo non c’erano
i soldi né per lo strumento né per le lezioni.
Prima di andare in collegio a Brindisi, ero ospite di un mio carissimo
zio, fratello di mia madre che era primario all’ospedale di
Grado. In casa c’erano degli scaffali zeppi di libri ed io
li sceglievo a caso perché a quell’età non avevo
orientamenti precisi in tema di letture. Ho letto I promessi sposi
saltando, però, il capitolo delle “grida”. Mi
sono piaciute da morire le Novelle di Maupassant ed il teatro di
Ibsen. In collegio circolavano i romanzi di Cronin e di Steinbeck.
Quest’ultimo mi piaceva moltissimo. Nella mia vita mi è
sempre piaciuto leggere. Ho letto molti romanzi e molte poesie.
Poi a 17 anni sono stato cacciato dal collegio perché avevo
“osato” svolgere un tema di italiano su un argomento
mio personale che mi piaceva sviluppare, invece che su quello scontato
e retorico dettato dalla professoressa. Questa insubordinazione
mi costò l’espulsione dal collegio.
Interrotti gli studi ginnasiali nel 1950, da Brindisi tornai a Venezia:
mia madre faceva la domestica presso un maresciallo della Guardia
di Finanza e con quello che guadagnava mi manteneva in una pensioncina
familiare proprio dietro piazza S.Marco. A quel tempo svolsi svariati
lavori, tra i quali fattorino alla Mostra del Cinema, lift-boy all'Hotel
Splendin Swisse e l'ufficiale di censimento.
Capitò che il nuovo direttore delle Poste a Venezia fosse
nativo di Pola e che mia madre lo conoscesse. E così mia
madre mi disse che avrei potuto entrare in Posta come portalettere
e poi, con un concorso interno, andare allo sportello delle raccomandate.
Le risposi che da quel momento non le avrei più chiesto aiuto
e che mi sarei arrangiato da solo ma che in Posta non volevo entrare.
Andai a Udine in treno all’ I.R.O. (International Refugee
Organization) per tentare di emigrare in Canada o in Australia.
Non mi presero perché quel giorno reclutavano boscaioli ed
io non avevo il fisico adatto.
A Venezia cantavo con gli amici le canzoni americane dell’epoca;
amavo i motivi interpretati da Bing Crosby, Frank Sinatra, Johnny
Mathis, dai Mills Brothers, canzoni che poi avrei cantato per sette
anni nei night-club. Suonavo già la chitarra, anche se non
ho mai studiato la musica.
E sulla chitarra ho inventato poi tutte le mie canzoni.
All’Hotel Excelsior, dove lavoravo dall’inizio dell’estate
del ’52, canticchiavo da solo in ascensore o nella toilette
sperando che qualche produttore americano di passaggio mi sentisse
e mi portasse a Hollywood…
Sempre in quell’anno ci fu al teatro Malibran un concorso
per cantanti dilettanti ed io cantai September Song.
Arrivai secondo perché vinse uno che cantava Pasquale
‘nnammurato. Quasi un segno premonitore: infatti
questa fu la prima volta in cui a mie canzoni sono state preferite
altre di rilevante…significatività.
Qualche giorno dopo mi fermò un fisarmonicista e mi offrì
di cantare al Roxy Bar del Lido, che faceva concertino pomeriggio
e sera. Per cantare una quindicina di canzoni mi offrì 2.500
lire al giorno. Accettai e quella fu una scelta artistica…
chiaramente dettata dal fuoco dell’arte!.
Dal 1952 al 1958 cantai in balere, dancing e night-club, dal Dancing
Cristallo di Mestre all’Hotel Bellevue di Cortina d’Ampezzo,
dall’Embassy Night-Club di Milano (ma ricordo anche l’Astoria,
il Maxim, l’Odeon, il Morocco, la Porta d’Oro…)
all’ Hotel Bauer Grunwald.
Nel 1954 prestai il servizio militare e passai così da una
paga di 114 lire a quella di 5000 lire al giorno!!!
Nel
1959 entrai a far parte del complesso di Riccardo Rauchi. Io ero
il suo cantante e suonavo il contrabbasso; con la sua formazione
ho inciso una mezza dozzina di dischi per l’etichetta La
Voce del Padrone (sebbene il mio nome non comparisse mai nelle
note di copertina).
Decisi quindi di abbandonare il lavoro di cantante di night per
tentare la carta discografica come solista. Ero stufo di fare il
night-club, anche se mi ero molto divertito, perché nell’Italia
bacchettona di allora il night-club era un’oasi di spensieratezza,
di whisky, di donne, di ballerine. Sono stato anche a Beirut per
sette mesi, però quando sono arrivato all’età
di ventisei anni mi sono visto a sessant’anni ancora con il
contrabbasso in mano a cantare My Funny Valentine,
e la cosa non mi entusiasmava molto. Non c’era nessuna possibilità
di carriera. Sì, stavo bene, guadagnavo bene, mi divertivo,
ma non c’era futuro. E allora mi sono detto: “Provo
la carta discografica come cantante oppure emigro in Australia,
in Canada, vado a lavorare, cambio tutto”. E così tramite
Mario Minasi, che era il mio impresario di allora, firmai un contratto
come cantante con la Ricordi. Era il 1960. Feci il provino con il
Maestro Giampiero Boneschi, cantai Le Tue Mani
di Pino Spotti, e Boneschi diede il suo parere favorevole. Fu Nanni
Ricordi insieme a Franco Crepax a creare il reparto di musica leggera.
Avevano portato in sala d’incisione Paoli, Tenco, Gaber, Jannacci,
Bindi, c’erano Gianfranco e Giampiero Reverberi come arrangiatori,
c’era il gruppo che ci accompagnava in studio, I Cavalieri
della Tavola Rotonda, perché Tavola Rotonda si chiamava
una sottoetichetta della Ricordi dove incidevano molti
di noi. C’era insomma un nutrito scambio di idee tra tutti
noi. Dopo aver firmato il contratto, Nanni Ricordi mi chiese a bruciapelo:
“Ma lei (ci davamo del lei allora) non scrive canzoni?”.
Ed io gli risposi di no. Poi sono tornato a casa, ho preso la chitarra
ed ho scritto Bolle Di Sapone, la mia prima canzone
in assoluto, e subito dopo le altre, I Tuoi Vent’Anni,
La Brava Gente e Chiedi Al Tuo Cuore.
Quindi…grazie, grazie tante Nanni! Questi quattro pezzi uscirono
tutti con la firma Calibi-Toang perché io non ero ancora
iscritto alla SIAE. Calibi era lo pseudonimo di Mariano Rapetti,
il padre di Mogol, mentre Toang era lo pseudonimo di Renato Angiolini,
un musicista che lavorava per la Ricordi.
Nel
1962 Nanni Ricordi lasciò la casa discografica milanese per
approdare alla RCA di Roma ed io, che artisticamente lì non
trovavo più spazi adeguati, gli chiesi di seguirlo. Alla
RCA ottenni il mio più grande successo con Io Che
Amo Solo Te (in poche settimane vendette 650.000 copie),
che mi fece conoscere anche all’estero, soprattutto in Brasile.
Di questi anni sono alcune delle canzoni più felici: Aria
Di Neve, Via Broletto 34, Viva
Maddalena, Era D’Estate,
La Rosa Bianca (da una poesia di Josè Martì).
Cominciai, nel 1963, ad esibirmi nelle mie prime serate come cantante
solista dal vivo; nel gruppo musicale che mi accompagnava c’era
anche Enzo Jannacci, in qualità di pianista (ottimo pianista
e grande amico... bei tempi!).
Iniziò in quel periodo la collaborazione con il maestro Luis
Enrique Bacalov; lo chiamai parecchie volte ad aiutarmi a definire
alcune canzoni, ma le idee iniziali sono sempre state mie.
Infatti, in dodici anni di collaborazione, il maestro Bacalov mi
ha proposto solo la poesia La Rosa Bianca, affinché
la musicassi e ne curassi la traduzione, e La Colomba,
che lui ridusse a canzone, attingendo alla romanza del poeta Rafael
Alberti su musica di Guastavino.
Chiamai anche Sergio Bardotti per aiutarmi a finire alcuni testi,
perché io non sono mai stato un bravo paroliere. O le mie
canzoni nascevano con musica e testo, come Io Che Amo Solo
Te e la maggior parte delle mie canzoni, oppure avevo bisogno
di aiuto. E Bardotti era bravissimo.
Musicai anche una poesia di Pier Paolo Pasolini, Il Soldato
Di Napoleone.
Nel 1965 lasciai la RCA per passare alla Fonit Cetra.
Fu una scelta non per denaro, in quanto la RCA mi offriva
praticamente la stessa cifra, ma perché volevano farmi incidere
Warum Nur Warum di Udo Jurgens (divenuta poi Peccato
Che Sia Finita Così con il testo in italiano di
Franco Migliacci). Io decisi di andarmene perché l’atmosfera
che si era creata mi risultava veramente sgradevole per il fatto
che qualcuno volesse impormi che cosa dovessi o non dovessi cantare.
Se avessi avuto con la RCA i successi che ho avuto con
la Fonit Cetra, credo che avrei guadagnato molto, molto
di più.
Nel 1966 partecipai per la prima volta al Festival di Sanremo
con Adesso Sì; nel 1967 con Dove
Credi Di Andare; nel 1968 vinsi il primo premio con Canzone
Per Te (in coppia con Roberto Carlos). In quello stesso
anno partecipai al Festival Europeo Della Canzone con Marianne
(incisa successivamente, sia in inglese che in tedesco, anche da
Cliff Richard, vincitore della manifestazione) e a Canzonissima
con Camminando E Cantando. Lontano Dagli
Occhi fu il brano che presentai a Sanremo nel 1969 (2°
classificata), mentre L’Arca Di Noè
si classificò terza nel 1970.
Altri successi di quel periodo furono: Teresa,
Mani Bucate, Girotondo Intorno Al Mondo
(da una poesia di Paul Fort), La Colomba (su una
lirica di Rafael Alberti).
Negli anni ’70 interpretai diverse canzoni per bambini scritte
da e con il poeta brasiliano Vinicius De Moraes (La Casa,
Il Pappagallo, La Pulce, La Papera,
L’Arca,...) e musicai e cantai alcuni testi di Gianni
Rodari (Ci Vuole Un Fiore, Napoleone,
Ho Visto Un Prato, ecc...).
La Casa era inserita nel Long Playing La
Vita, Amico, È L’Arte Dell’Incontro
ed ebbe subito un gran successo tra i bambini. Il disco L’Arca
includeva anche il brano Il Pappagallo. A casa mia, osservando Paco,
il mio pappagallo, Vinicius aveva scritto “ma che bello pappagallo
tutto verde e l’occhio giallo…”: ci mettemmo in
tre per finirlo, io, Bardotti e Bacalov. Successivamente io feci
ascoltare il disco a Gianni Rodari, per dimostrargli che non era
“fatto alla buona”, ma che c’erano bellissimi
arrangiamenti di Bacalov, e che, oltre a me e a Vinicius, cantavano
anche Marisa Sannia, i Ricchi e Poveri e Vittorio dei New Trolls.
Da lì nacque Ci Vuole Un Fiore, una canzoncina
ancor oggi molto conosciuta.
Al Festival di Sanremo partecipai anche nel 1971 con Una
Storia; nel 1973 con Elisa Elisa, ottenendo
il premio per il miglior testo e quale migliore interprete maschile;
nel 1976 con Quando C’Era Il Mare e nel 1986
con Canzone Italiana.
Presi parte anche alla manifestazione Un disco per l’estate,
edizione 1972, con Angiolina.
Con Sergio Bardotti ideai e realizzai, nel 1969, l’album
La Vita, Amico, È L’Arte Dell’Incontro,
un insieme di musica e di poesia, con Vinicius de Moraes, Giuseppe
Ungaretti e Toquinho.
Nel Marzo del 1970 realizzai lo spettacolo L’Arca
Di Noè, rappresentato al Piccolo Teatro di
Milano, nel ruolo non solo di interprete ma anche di intrattenitore
del pubblico.
Dal 1971 al 1993 incisi vari album: Nuove Canzoni D’Amore
per la Fonit-Cetra; La Voce Dell’Uomo,
Dieci Anni Dopo e Canzoni
Venete per la Ricordi; Sarebbe
Bello e Donna Mal D’Africa
per l’etichetta Vanilla, creata da Ornella Vanoni;
…E Noi Amiamoci e Mari
Del Sud per la Cetra, E Allora
Balliamo per la RCA, Il Giardino
Di Giovanni per la New Enigma; Qualcosa
Di Meglio per la GRD.
Gli ultimi cinque album non furono assolutamente promossi e adeguatamente
distribuiti, anche se, a detta di quei pochi estimatori che sono
riusciti a sentirli, erano lavori di una certa validità.
Ho
cantato in tantissimi Paesi del mondo: Stati Uniti, Canada, Argentina,
Brasile, Cuba, ex Unione Sovietica, ex Jugoslavia (Croazia, Bosnia
e Serbia), ex Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Giappone, Israele,
Grecia, Svizzera, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Francia, Germania,
Turchia, Uruguay.
Il maggior successo lo ho avuto in Brasile dove ho cantato moltissime
volte. La prima volta nel ’64 a Saõ Paulo e poi a Bahia,
Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Curitiba, Porto Alegre e Caixas
do Sul.
Sono ritornato in Brasile molte altre volte, sia per dare concerti
(l’ultimo nel 2000 dove ho cantato il un locale di San Paolo
che si chiama Tom Brasil e, per tre giorni, ho fatto il tutto esaurito,
nonostante la pioggia incessante) che come turista (se posso vi
torno una volta all’anno): amo molto quel Paese, la sua filosofia
di vita, la saudade…
Ho inciso per quel mercato, nel 1979, in lingua portoghese, un album
- Exclusivamente Brasil - dove figurano
due brani scritti appositamente per me da Vinicius de Moraes con
Toquinho (Samba Para Endrigo) e da Chico Buarque
de Hollanda (A Rosa).
Inoltre realizzai anche un album doppio con mie canzoni in italiano
per la serie “A arte de …”,
dedicata a tutti i grandi artisti della musica brasiliana. Io sono
l’unico cantante, non solo italiano, ma anche straniero, di
questa serie. Ne vado estremamente orgoglioso.
Oltre che in portoghese ho cantato in varie lingue: spagnolo, francese,
inglese, greco, slavo. E presto avrò la possibilità
di pubblicare un album in friulano insieme ad altri artisti che
incideranno 15 mie canzoni tradotte in questo dialetto, io offrirò
il mio contributo con Altre Emozioni e 1947.
Ho scritto circa 250 canzoni e, lungo la mia vita artistica, ho
composto brani musicali anche per altri interpreti (in particolare
per Marisa Sannia); ho prodotto, insieme a Sergio Colomba, due album
di poesie dialettali per Biagio Marin e Ignazio Buttitta.
Nel 1974 ho composto il brano Nelle Mie Notti,
insieme a Paolo Margheri e a Riccardo del Turco; per questa composizione
è tuttora in corso una vertenza legale per plagio nei confronti
del maestro Luis Enrique Bacalov inerente alla colonna sonora del
film “Il postino”, per il quale gli è stato conferito
l’Oscar nel 1995
Ho interpretato, nel 1972, il film Tutte le domeniche mattina,
prodotto dalla RAI, con la regia di Carlo Tuzii e sono
stato protagonista, nel 1981, a Trieste, di un lavoro teatrale di
Ninì Perno, con la regia di Alessandro Macedonia, dal titolo
Un Sial per Carlotta.
Mi sono cimentato anche come scrittore nel 1995 con il libro Quanto
mi dai se mi sparo?, che purtroppo l’editore
ha stampato in un numero di copie assai limitato.
Sono partito da una famiglia poverissima, ma non ho sofferto. Mia
madre ha fatto di tutto, veramente di tutto, per mantenermi e per
rendermi facile la vita. Ha vissuto fino a sessant’anni nella
miseria più nera ed io sono felice - grazie al successo -
di averle fatto vivere una vecchiaia bellissima, per ventidue anni,
da gran signora. I soldi non fanno la felicità, però
…
Ho avuto anche dei parenti che mi hanno molto aiutato.
Dagli anni ’60 sino a metà degli anni ’90 ho
abitato in una villa a Mentana. Con noi stava anche mia madre, fino
alla sua scomparsa, nel 1987.
Attualmente risiedo a Roma.
Mi sono sposato nel 1963 con Maria Giulia Bartolocci, presentatami
da Riccardo del Turco, che ne sposò la sorella. Nostra figlia
Claudia è nata nel 1965. Nel 1994 sono rimasto vedovo.
Ci siamo sempre circondati di animali: almeno una ventina di gatti,
alcuni cani e, da 35 anni, da un pappagallo brasiliano di nome Paco.
Per l’edizione del 2001 mi è stato attribuito il Premio
Tenco; nel corso di tale manifestazione una quindicina di artisti
ha cantato - al Teatro Ariston di Sanremo - le mie canzoni, riunite
successivamente in un CD dal titolo Canzoni Per Te.
Sono grato a Franco Battiato, che, nel 2000, ha incluso due mie
composizioni (Te Lo Leggo Negli Occhi e Aria
Di Neve) nel suo album Fleurs.
Ma anche a Ornella Vanoni che due anni fa ha inciso - in modo splendido
- Io Che Amo Solo Te.
Nel Novembre 2000, dopo un lungo periodo lontano dal palcoscenico,
mi sono esibito dal vivo al Teatro Verga di Milano. Nel Marzo 2001
ho presentato a Milano, per tre spettacoli, con Nicola Di Staso
alla chitarra, il concerto Canzone per Teresa… e le altre.
A Maggio dello stesso anno ho cantato a Bari con l’Orchestra
Sinfonica della Provincia di Bari interpretando i miei successi
arrangiati ex novo per l’occasione.
A Roma ho attuato il progetto Ci Vuole Un Fiore (una serie
di spettacoli teatral-musicali a difesa dell’ambiente e della
natura, rivolto ai bambini e ai ragazzi delle scuole) per la durata
dell’intero anno scolastico 2001/2002; questa iniziativa mi
ha dato molte soddisfazioni e mi ha commosso per la partecipazione
e l’affetto che gli alunni mi hanno testimoniato.
Dopo un lungo succedersi di impegni (serate, concerti, conferenze…)
nell’Agosto 2002 sono stato ricoverato a Gorizia e per un
lungo periodo sono stato costretto a inattività, dovendo
sottopormi ad esami e a cure fisioterapiche: ciò non mi ha
però impedito di collaborare con Michele Bovi per un paio
di trasmissioni televisive per RAIDUE , una delle quali
dedicata a Giorgio Gaber.
Il 1°Agosto del 2003 mi sono ripresentato davanti al mio pubblico
nella cornice del Parco Lambro di Milano, dando l’avvio con
il mio concerto alla seconda edizione dell’iniziativa dell’Assessorato
lombardo R…Estate in Zona 3; il giorno 19 dello stesso
mese ho tenuto un recital al Tourist’s Village - Castel Sant’Angelo
di Roma, al termine del quale mi è stata consegnata una targa
d’argento alla carriera dal vicesindaco di Roma, On. Maria
Pia Garavaglia.
In quello stesso periodo viene attivato il mio sito internet ufficiale
ed ho ultimato il nuovo album Altre Emozioni…
Purtroppo Sergio Endrigo
ci ha lasciati mercoledì 7 settembre 2005. |
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